Rosalba's BLOG
Giugno - Luglio 2007
Storyboard semiserio tra pettegolezzi, riflessioni, fatti strani e altro...
Un particolare ringraziamento al webmaster Giancarlo (detto anche l'"Espertone") che tormento ogni giorno e senza il quale non potreste leggere questo Blog!
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30 Luglio 2007
Mentre i nostri "doppi" fanno concerti su Second Life, noi del LabGraal suoniamo nella First.
Suonare nei Pub non è una cosa per noi consueta: saremo pacchiani ma preferiamo suonare su grandi palchi con grossi impianti che facciano un bordello della madonna.
Anche il concerto dell'altra sera doveva essere così. Gerri e Elvis, i proprietari del Robin Hood di Robassomero, su idea di Charlie, dj di Radio Flash, avevano organizzato una perfetta serata che prometteva un grande concerto del LabGraal nel piazzale del Pub. Ma gli imprevisti metereologici di questa pazza estate hanno colpito anche noi ed abbiamo dovuto ripiegare su un concerto all'interno del Pub.
I miei compagni hanno storto il naso. "Il palco è piccolo"... "l'impianto non è adatto"... "come facciamo a smontare e rimontare tutto? non riusciamo nemmeno a fare il soundcheck"... Stava già nascendo una di quelle discussioni che di solito finiscono con vaffa... a tutti da parte di tutti. Per giunta erano già le 22 passate, c'era una folla di persone venute apposta per noi, e come nei miei peggiori incubi, tutti chiedevano quando sarebbe cominciato il concerto, mentre noi non sapevamo neppure se avremmo suonato o no.
Ma visto che nelle decisioni difficili mi sento sempre dire "pensaci tu: sei tu il leader del gruppo", ho preso la mia decisione: il concerto si farà.
Mi sono diretta decisa verso il palco evitando di incrociare lo sguardo dei miei compagni, e nell'arco di dieci minuti eravamo già piazzati con gli strumenti montati e con Antonio (che ha fatto veramente miracoli) alla sua postazione al mixer: niente soundcheck e via, si inizia.
Mi chiedo come mai di solito ci vogliano quattro ore di preparazione tecnica quando per far andar bene un concerto bastano dieci minuti: il suono (a detta di tutti) era bellissimo, noi abbiamo suonato bene (me lo dico da sola ma si sa che su
questo punto sono estremamente immodesta) anche senza le casse spia, e, cosa principale, ci siamo divertiti ed abbiamo fatto divertire.
Suonare in un Pub ha il suo fascino. Sembra di suonare in Irlanda o in Scozia, fa sentire quell'aria festosa delle feste celtiche. Il Robin Hood in particolare ha un'atmosfera molto english: immerso nel verde, lontano da edifici, grande quanto basta per raccogliere un bel po' di gente, ma nello stesso tempo intimo. Durante il nostro concerto si è creato un clima famigliare stile ceilidh scozzese: la vicinanza fisica con il nostro pubblico ci ha permesso di comunicare maggiormente rispetto ai soliti concerti, e in breve ci siamo trovati tutti insieme in una condivisione di esperienze.
Non c'era la confusione distratta che solitamente regna nei Pub. C'era invece molta attenzione, sia per la musica che per le poesie di Giancarlo. Pur essendo in una birreria, il pubblico (numerosissimo nonostante la pioggia torrenziale) era
calamitato verso il palco, pronto a scatenarsi o a fermarsi a seconda del clima dei brani. Forse proprio l'elemento della pioggia imprevista è stato quello che ha unito ancora di più i presenti intorno a noi, in una serata di certo inconsueta, ma anche molto ricca e magica.
Intanto che "noi" suonavamo al Robin Hood, "noi" suonavamo su Second Life. E' il bello dell'universo multidimensionale. So che gli psicologi e i sociologi avrebbero molto da dire su questa mescolanza fra le realtà, ma noi non ce ne preoccupiamo.
Sono dell'idea che il vero problema sia il confondere la realtà "reale" con quella fittizia della nostra dimensione quotidiana. First o Second Life sono entrambe virtuali, la prima è una proiezione
tridimensionale del nostro cervello, la seconda è una proiezione tridimensionale del computer, dove sta la differenza?
La nostra casa su SL sta crescendo, i nostri avatar pure, stiamo maturando e creando un luogo di incontro che rispecchia ciò che noi siamo. In realtà i luoghi che stiamo costruendo sono due: LabGraal Land e Shan Land. LabGraal Land ha un grande palco attrezzato con tutti gli strumenti, delle splendide luci, casse spia e mixer, dove il Lab può fare concerti ed
ospitare eventi. Al centro del sito c'è un grande falò sempre acceso e, intorno, il posto per le danze; la musica del LabGraal è sempre presente. Ai lati, due file di grandi menhir fungono da guardiani. La bandiera del LabGraal campeggia all'ingresso.
Shan Land è invece un luogo di silenzio, meditazione, contemplazione. Un grande cerchio di pietre nella sua immobilità invita ad assaporare la pace del luogo.
Le due Land rispecchiano le due componenti della nostra esperienza: silenzio interiore e condivisione.
Pur essendo nuovi su questo pianeta, stiamo facendo grandi cose e siamo già stati notati: sono moltissimi i visitatori che passano dalle nostre terre, anche solo per ritemprarsi con un momento di silenzio, oppure ballare intorno al fuoco ed assaporare un po' di keltic music. Abbiamo ospiti fissi come Jacaranda, preziosa amica con cui scambiare informazioni e idee. Stiamo ricevendo le prime proposte per concerti, ovviamente su SL.
Anche su questo pianeta c'è chi cerca di disturbare l'armonia degli altri: è in corso un attacco da parte di forze sconosciute che evidentemente vedono nello scambio planetario costituito da SL un pericolo di anarchia incontrollabile. Sicuramente anche questo momento di crisi verrà superato, come è già successo in passato, poiché ormai il meccanismo è incontrovertibile; ma è una ulteriore prova che fra le due realtà non c'è poi molta differenza.
I due mondi, First Life e Second Life, si intrecciano inevitabilmente. I megaliti delle terre piemontesi non sono meno imponenti di quelli di Shan Land, né meno misteriosi. Durante l'ultima escursione nelle terre celtiche del Piemonte abbiamo letteralmente "toccato con mano" il mistero di monumenti che non dovrebbero esistere e invece esistono eccome, anche se non
hanno spiegazione. Le contraddizioni della storia sono evidenti quando si viene a contatto con reperti la cui presenza nessuno ci sa spiegare. Eppure, se tanta gente nel lontano passato ha sentito il bisogno di erigere templi tanto imponenti, e in misura così numerosa, ci sarà pur stata una ragione non di poco conto.
Noi, dal canto nostro, abbiamo preso l'impegno di dare continuità a questo mistero e stiamo erigendo templi megalitici sia su First Life che su Second Life. Tra qualche migliaio di anni su FL ci si interrogherà sugli autori dello Stone Circle di Dreamland, così come i futuri avatar, ormai sui ponti ologrammi, si interrogheranno sulle origini dei megaliti di Shan Land e LabGraal Land.
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5 Luglio 2007
E' inutile turarsi il naso, è stupido far finta di niente o trincerarsi dietro luoghi comuni o pregiudizi o diffidenze verso tutte le novità che provengono dal mondo che sta dietro il monitor del computer.
Second Life è una realtà che ci sta per sommergere, entrerà nelle nostre case, influenzerà la mentalità e i costumi. E' una rivoluzione sociologica di cui non si può non tener conto.
Nata come un gioco 3D in rete, sulle esperienze maturate da Philip Rosendale nel suo laboratorio di San Francisco basate sulle ricerche nell'ambito della realtà virtuale, Secon Life è diventata ben presto qualcosa di ben diverso da un semplice giochino per computer.
In pochi anni il popolo virtuale di SL è cresciuto e continua a crescere in maniera vertiginosa: oggi gli utenti sono circa 8 milioni in tutto il mondo. Ma quello che rende speciale SL è che la comunità dei residenti non è formata da ragazzini fanatici del computer ma perlopiù da professionisti, artisti, manager, imprenditori, politici, ricercatori, tutti apparentemente alla conquista di una "seconda possibilità di vita".
Il fenomeno è talmente in crescita che un esercito di psicologi ha eletto SL a laboratorio ideale per ricerche sociologiche.
Che cos'è che rende così speciale SL al punto da indurre tante persone impegnate e personaggi famosi a spendere tempo (e soldi) dietro la costruzione di una nuova vita?
Ne abbiamo parlato l'altra sera nella mia trasmissione radiofonica su Radio Flash (che ovviamente va in onda in streaming anche su Second Life nell'isola WI PIE).
Oltre a me e Maurizio c'erano ovviamente l'"espertone" Giancarlo e Luca, i miei compagni di LabGraal. Ho coinvolto anche loro su SL e ora imperversano con i loro Avatar. Stiamo anche progettando un'isola per il LabGraal dove fare concerti, eventi, manifestazioni.
Sarebbe troppo semplicistico attribuire il successo di Second Life ad una sorta di compensazione alle frustrazioni provocate dalla "First Life": in molti casi gli utenti sono persone che possono essere più che soddisfatte del loro standard quotidiano.
Eppure SL intriga e affascina: si entra in una dimensione che ricorda molto il mondo "reale", ma è tutto più bello, sognante, fiabesco. E inoltre non ci sono limiti alla fantasia: ci si sposta volando o teletrasportandosi da un'"isola" all'altra, si possono "creare" ogni sorta di oggetti, vi sono luoghi turistici adatti ad ogni esigenza, è un grande ed infinito shopping per qualsiasi desiderio. Pagando pochi centesimi. Una Lamborghini costa circa 10 dollari, un anello di
diamanti 5 dollari. Ovviamente è tutto virtuale, ma i dollari con cui si cambiano i Linden (la moneta in corso su SL) sono veri e vengono prelevati dalle carte di credito degli utenti.
Second Life può fare l'effetto di un nuovo pianeta da esplorare, indagare, colonizzare. Grazie ai tecnici informatici, specializzati in 3D e realtà virtuale, che in questi pochi anni hanno intuito il suo potenziale, è un pianeta in continua espansione e presenta strutture di ogni genere, case, edifici, paesi, isole, panorami mozzafiato. Club, discoteche, pub, ristoranti, eventi, insomma una replica del mondo "reale" in cui ogni servizio è infinitamente più accessibile a chiunque.
Gli Avatar (questo è il nome dato alle identità virtuali) che si incontrano sono personaggi di tutti i tipi e tutte le forme; dopo un po' sembra normale conversare indifferentemente con umani, conigli giganti, robot, dinosauri.
Dietro gli Avatar che incontri ci può essere chiunque: da Bono degli U2 in incognito all'artista che sta allestendo una
mostra, dallo psicologo incaricato di studiarti all'antropologo che indaga sugli effetti sociali. O semplicemente, puoi incontrare persone che hanno voglia di divertirsi.
L'altro giorno Sheela, il mio Avatar, si trovava a passeggiare su una spiaggia sconfinata, seguita da un gatto nero che aveva adottato. Dopo poco i gatti neri che la seguivano erano cinque: evidentemente anche cambiando molte vite non si sfugge al proprio destino!
Giudicare affrettatamente Second Life è uno sbaglio enorme: si rischia di prendere solenni cantonate. Esistono infinite valenze e moltissimi livelli di interpretazione. Avrete notato che fin qui ho evitato di esprimermi in maniera positiva o negativa. Il fatto è che non ho ancora capito se devo essere entusiasta per questo nuovo strumento che la tecnologia mette a disposizione o se devo spaventarmi per le trappole che può comportare.
Lungi da me essere diffidente verso le nuove frontiere dell'informatica: mi sono buttata a suo tempo appassionatamente su internet (prendendomi anche solenni "facciate" quando ho creduto di potermi confrontare civilmente con i frequentatori di newsgroups tipo Soc.Culture Italian, succedeva nel 1994), continuerò a considerare web, ADSL, skype e quant'altro una vera manna per ogni ricercatore che si consideri tale. Il piccione viaggiatore non fa per me, è troppo lento e nel frattempo, mentre aspetto che ritorni con le risposte che aspettavo, ho già iniziato un'altra ricerca.
Sono tutt'altro che un'appassionata di videogiochi, e finchè ho creduto che si trattasse di uno di questi, niente mi ha stimolato a provare. Mi faceva orrore l'idea di impegnare il mio tempo a costruire un'altra identità, un'altra vita, mi sembrava una fatica insopportabile: la First Life mi sembrava uno sforzo già più che sufficiente. Quando ho capito che Second Life è tutto fuorché un gioco, mi ci sono accostata con curiosità. Ho sottoposto il mio Avatar a tutte le fasi dei principianti: la turista imbranata, la novellina che viene invitata per un giro sulla Lamborghini, ho inevitabilmente
incontrato degli Avatar maschi che mi volevano "iniziare" a SL, ho incontrato dei veri e propri missionari che, sentendomi annoiata, mi martellavano con una sorta di lavaggio del cervello per convincermi che SL è assolutamente fantastica.
Ho fatto un giro nella sede della "mia" radio, ho fatto meditazione in un centro buddista, ho visitato luoghi frequentati da pazzoidi che mi hanno ucciso tutti i gatti, ma i solerti Linden Lab me li hanno subito resuscitati (e non so che fine abbiano fatto fare a chi ha sgarrato).
Gli effetti sono stati molteplici e contrastanti.
Il primo impatto non è stato incoraggiante, anzi direi che è stato piuttosto inquietante. Avevo l'impressione di finire in un meccanismo che si presentava come un bel gioco, gratificante ed attraente, ma che dietro poteva celare qualcosa di oscuro che non riuscivo a capire.
Accantonata per il momento questa sensazione, senza peraltro essermi data delle risposte sulle vere cause, ho provato a considerare tutte le altre componenti, incontrando una serie di valenze.
Al primo impatto SL si presenta come un punto di incontro per utenti di tutto il mondo. Si possono incontrare persone di ogni genere, riunite in club o semplici visitatori. Questa dimensione sembra una evoluzione delle chat di internet, frequentate soprattutto da persone che cercano amicizia, sesso, coppia e cose del genere.
Presto si comprender che questa è solo la punta dell'iceberg: SL ha altri frequentatori, che si mostrano poco in giro, ma che impegnano il loro tempo a "creare" strutture di ogni genere. La maggior parte di costoro lo fa a scopi commerciali e riesce ad arricchirsi.
Un altro tipo di frequentatori, al momento piuttosto esiguo ma in continua crescita, è il mondo dei personaggi: politici, artisti, VIPs e star che hanno individuato in SL lo strumento mediatico del futuro e investono in questo media.
Ma al di sopra di tutto questo c'è la vera Second Life: i Linden Lab, gli imperatori di questo mondo virtuale. I Linden Lab, che poi sono il gruppo formato dal fondatore Rosendale, hanno il potere assoluto, possono fare e disfare qualsiasi cosa. Possono cancellarti e cancellare ogni creatura o struttura esistente in SL. Logico, in fondo: sono i creatori del gioco, è giusto che lo difendano e ne facciano ciò che vogliono. Ma SL non è un gioco, e allora la cosa diventa inquietante. Chi sono i Linden Lab? E chi è Philip Rosendale?
Se consideriamo le regole su cui poggiano le basi del pianeta SL, chi lo ha creato sembrerebbe un filosofo illuminato. Non sono ammessi: intolleranza, molestie sessuali, aggressione, divulgazione di informazioni private, indecenza, disturbo della quiete. Ma allo stesso tempo, in SL non si esclude nessuno: chiunque può trasgredire ad ognuna di queste regole, a patto che lo faccia in apposite isole. Insomma, chi vuole vivere da asociale o delinquente lo può fare, ma solo insieme ad altri come lui. Geniale, no?
I Linden Lab sono onnipresenti ma invisibili; basta una qualsiasi inezia, denunciata nelle sedi idonee, e loro arrivano immediatamente a risolvere il problema, in maniera discreta, senza mettere nessuno alla berlina.
I Linden Lab, sempre loro, stimolano alla creazione di aree di insegnamento, in cui si può usufruire delle strutture di SL per imparare ogni genere di materie. Non è lontano il tempo in cui la scuola, l'università, l'apprendimento in genere, si svolgeranno essenzialmente su SL: questo darà modo di partecipare a forum planetari usufruendo di insegnanti specializzati in ogni disciplina, confrontandosi con allievi di tutti i Paesi del mondo in laboratori virtuali attrezzatissimi.
Anche la solidarietà e la beneficenza sono altamente incoraggiati. Per fare un esempio, chi ha bisogno di soldi e non può spendere, oppure chi vuol vivere in SL gratuitamente, può usufruire di una serie infinita di freebies (beni gratuiti); può trovare denaro sui "money trees", alberi su cui cresce denaro libero, oppure "money free" (denaro libero a disposizione) o "camping chair", una sedia su cui sedersi e aspettare che venga elargito denaro. C'è infatti chi si ingegna a non spendere nemmeno un linden riuscendo a fare le stesse cose degli altri. E c'è sempre qualche residente disposto a regalarti dei linden senza nemmeno che tu li chieda: è successo a me la seconda volta che frequentavo SL. Esistono inoltre numerosissimi gruppi di solidarietà sociale in cui si aiutano gli altri, umani e animali.
Sembrerebbe un mondo ideale, basato sul rispetto reciproco, sulla conoscenza e sulla solidarietà.
Che esistano delle basi filosofiche lo si intuisce anche dal nome con cui vengono definite le identità virtuali dei residenti: Avatar secondo la filosofia induista è l'essere che fa da tramite con la divinità; una incarnazione dell'Assoluto. Non solo: il primo nome che Rosendale voleva dare a SL era Samsara, che nel Buddhismo sta per "l'eterno fluire dell'esistenza" o anche "vacuità", come lo Shan degli antichi druidi.
Aggiungiamo anche che su SL esiste libertà di culto ma i predicatori non sono ben accetti. Un mondi laico, quindi.
Non è difficile arrivare a porsi inquietanti domande dopo aver bazzicato un po' su SL. C'è chi si chiede se passare tempo a perlustrare SL non sia una fuga dalla realtà. Ma quale realtà? Quella virtuale prodotta dal nostro cervello? I meccanismi della First Life sono poi così diversi da quelli su cui si basa SL?
SL è una dimensione virtuale in cui viene simulata la dimensione dello spazio-tempo del mondo "reale" o "primario" in cui viviamo. In SL esiste il tempo, l'alternarsi del giorno e della notte, la gravità e quant'altro caratterizzi l'universo in cui ci siamo trovati ad esistere. SL, come il "mondo primario", è basata sulla rappresentazione tridimensionale vissuta attraverso il piatto schermo del monitor. Ma non dimentichiamo che questa situazione è vissuta anche nel "mondo primario".
Secondo la teoria dell'"universo olografico", l'universo è strutturato in forma bidimensionale, perciò piatto come quel che si vede sullo schermo di un monitor, dentro al quale ogni forma vivente si muove nell'illusione di vivere in uno spazio tridimensionale. Secondo questa recente scoperta l'universo sarebbe piatto come un foglio di carta e solo le funzioni del nostro cervello ce lo mostrerebbero in una olografia tridimensionale. Dove sta quindi la differenza?
Il tema della realtà virtuale, di per sé, porta inevitabilmente a porsi delle domande. Quando avremo a disposizione un ponte ologrammi alla Star Trek (tecnologicamente possibile), quale sarà la differenza tra il programma che sperimenteremo sul ponte e il programma a cui ci sottopone il nostro cervello? Il nostro stesso cervello produce ai nostri sensi una realtà virtuale, che non esiste, ma che sembra terribilmente reale. La conclusione di questo discorso è: la vita è solo un sogno. Nella First, nella Second e, se ce ne sono altre, in tutte le Life.
Rimane senza risposta la domanda: chi sono Rosendale e i Linden Lab? Benefattori che vogliono creare un'umanità migliore? Iniziati illuminati appartenenti ad una qualche setta segreta? Cospiratori che cercano di pilotare il mondo per qualche interesse di potere?
Le ipotesi sono moltissime, alcune delle quali piuttosto inquietanti. Tanto per pensarle tutte, se proviamo con la dietrologia più sfrenata possiamo provare ad immaginare una serie di scenari fantascientifici.
1) I Linden Lab sono un gruppo militare che si interfaccia agli utenti di SL con dei robot per sperimentare nuove strategie di guerra.
2) SL è un esperimento del governo americano per la colonizzazione di nuovi pianeti.
3) SL è stata creata da viaggiatori del tempo che intendono pilotare l'umanità per evitare una catastrofe futura.
4) I Linden Lab sono alieni antropologi che studiano i terrestri dai loro pianeti via internet.
E infine l'ipotesi forse più inquietante: gli Avatar, o almeno molti di loro, sono dei defunti? SL è forse il terreno dove gli esseri dell'aldilà comunicano con i vivi?
La comunicazione con gli spiriti è un tema che in passato ha appassionato i ricercatori: lo spiritismo, le sedute medianiche e quant'altro hanno coinvolto moltissime persone che passavano le loro serate a riunirsi per fare sedute tiptologiche, planchette e affini per cercare la comunicazione con l'aldilà.
Poi, con l'avvento di una forma mentis di certe aree dello scientismo, basata su pregiudizi e chiusure mentali, queste ricerche sono diventate scomode e giudicate "poco serie". I medium sono diventati degli psicopatici e se qualcuno si scopre delle facoltà ESP, premonizioni o visioni, sta bene attento a non rivelarle per non essere preso per pazzo.
Se mai esistesse davvero qualche spirito, entità, fantasma o qualcosa del genere, che volesse comunicare con noi dovrebbe cercare altri mezzi. Perché non gli strumenti elettronici? Del resto è già successo che la sperimentazione della comunicazione con l'aldilà sia avvenuta con mezzi elettronici come lo sono il registratore, la radio e altri mezzi tecnologici atti a captare voci e messaggi di questo genere. Eminenti studiosi dei primi del '900, come Konstantin Raudive, Francois Brune e il fisico Alex Schneider hanno dedicato la loro vita a questi studi.
Chi c'è dietro l'Avatar che sta parlando con noi?
Forse lo stesso Raudive, che continua i suoi esperimenti, ma questa volta dall'altra parte?
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Roma, 18 giugno 2007
Roma è una città controversa. E' protesa verso l'Europa del futuro ma è attaccata a radici antiche di un mondo che fu. Non deve essere facile convivere con ruderi e rovine che ad ogni angolo ti ricordano un passato glorioso, ma che tuttavia appartiene solo al passato. A volte mi chiedo se sia giusto conservare le rovine di una civiltà ormai morta, compromettendo la possibilità di costruire qualcosa di completamente nuovo e al passo con i tempi.
Problemi che si sono già poste città come Parigi e Londra, raggiungendo dei compromessi edilizi che forse Roma deve ancora affrontare.
Non vengo mai a Roma da turista ma quando ho un attimo di tempo non riesco a non fare un salto al Pantheon. L'edificio dell'antica Roma meglio conservato in assoluto. Il Pantheon ha circa 2000 anni, è nato come tempio pagano, il tempio di tutti gli dei. Ha la struttura dei kivas Hopi, circolare con il foro al centro del tetto. Rispecchia il simbolismo della medicine-wheel, simbolo caro a tutti i Popoli naturali. Naturalmente la cristianità se ne è appropriata, ma è davvero difficile far passare per basilica cristiana un edificio così dichiaratamente pagano. Il simbolismo del Pantheon rispecchia
la via dell'ascesi mistica: il legame tra terra e cielo e la tensione naturale dell'individuo verso l'invisibile, concetti del tutto estranei ad ogni grande religione.
Un altro appuntamento fisso è piazza Campo De' Fiori. Non so perché mi attiri così quella piazzetta. Sarà perché la considero una dedica alla libertà di espressione e culto, con al centro il monumento dedicato al filosofo Giordano Bruno,
arso sul rogo dell'Inquisizione cattolica per l'accusa di eresia. Sarà perché è considerata il luogo più misterioso di Roma, con i suoi edifici ognuno dei quali conserva una storia originale e criptica. Sta di fatto che tra le migliaia di trattorie romane alla fine scegliamo sempre quelle di Campo De' Fiori.
A Roma si avvertono due realtà contrastanti: il peso massiccio del clero, il potere che muove e filtra ogni decisionalità, e il passato pagano che spunta da ogni reperto e da ogni edificio. Una contraddizione a cui i romani sembrano abituati, così
come sono abituati a passeggiare tra enormi statue immobili che danno un senso di eternità e precarietà al tempo stesso. Noi siamo tutti di passaggio, loro rimangono fisse e immobili nel tempo, testimoni di milioni di visitatori che passeggiano tra di loro da migliaia di anni.
Una statua raffigurante un cervo bianco (simbolo druidico) fa capolino in cima ad una chiesa, vicino all'immancabile croce. Un Graal è esposto nella cripta sotto la chiesa di San Clemente, antico tempio mitriaco. Una porta alchemica risiede
discreta in Piazza Vittorio, oggi territorio cinese. E tutto intorno a Roma, grandi massi megalitici aspettano solo che qualcuno noti la loro presenza storicamente impossibile.
Roma è anche luogo di contestazione. Non c'è una volta che sia venuta senza incontrare un corteo, una dimostrazione. Oggi
era la volta di RCTV, la radio TV venezuelana censurata dal presidente Hugo Chavez. I dimostranti sono arrivati fin qui dal Venezuela per autoimbavagliarsi davanti al Colosseo a protestare contro l'oscurazione della loro emittente. La censura è
sempre un autogol e di solito non riesce a produrre altro che un'amplificazione della voce che si vuole far tacere.
La trasferta romana sta volgendo al termine. Torniamo soddisfatti: Shan sta crescendo e maturando. La "prima" nella capitale era una prova importante, e nonostante la distrazione che regna in questa città caotica e zeppa di proposte di ogni genere, Shan non è passato inosservato.
Usciamo da questa esperienza romana con una forza in più. Mi rendo conto che Shan, film diverso da tutti gli altri, travalica i confini dei generi e delle utenze e va a toccare le persone che hanno una sensibilità particolare. A Roma come a Torino o Milano.
Ora possiamo pensare all'estero.
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Roma, 15 giugno 2007
Andare nel cuore di Mamma RAI, in via Teulada 66, non è proprio cosa da tutti i giorni. Fa un certo effetto vedere il
"dietro le quinte" di una rappresentazione che fa ormai parte del vissuto di intere generazioni di italiani.
Avevo appuntamento alle 15 con "trucco e parrucco", come si dice in gergo. Elisabetta Villaggio, figlia di Paolo, mi ha introdotta e fatto da "guida turistica" nei meandri della struttura elefantina della Rai. Senza di lei probabilmente ora sarei ancora lì a girare a vuoto.
Per un'ora sono stata coccolata da truccatrici e parrucchiere, e quando mi sono guardata allo specchio sembravo un'altra persona, tanto che quasi quasi volevo tornare quella di prima. Ma l'espressione di Giancarlo nel vedermi mi ha convinto a rimanere così. Non c'è problema: domani tornerò la vecchia babbiona di sempre.
Io e Stefano eravamo ospiti della trasmissione di Gigi Marzullo che andrà in onda domenica notte, insieme ad alcuni
personaggi del cinema italiano: gli attori David Coco, Piera Degli Esposti, Lorenzo Balducci, Valeria Milillo e i registi Krzysztof Zanussi e Marcello Garofalo.
"Cinematografo" è la rubrica di cinema più prestigiosa della televisione nazionale. Commentavano i film Gianluigi Rondi, considerato da tutti il massimo critico cinematografico italiano, Anselma Dell'Olio, Mario Sesti, Gregorio Napoli.
Percepivo un certo nervosismo tra gli ospiti, forse a causa del taglio un po' serioso della trasmissione, o forse perché la carriera cinematografica di registi e attori dipende molto dai giudizi dei critici. Essendo essenzialmente una musicista, la cosa non mi toccava. In quanto a Stefano, mi sembrava perfettamente a suo agio, con la sua bella camicia hawaiana che spiccava tra il look dei presenti con dominante di grigio.
Sono stati presentati e recensiti 11 film, sia italiani che stranieri, in uscita questa settimana nelle sale italiane. Non ne escono tanti neppure a Natale, giusto per renderci le cose un po' più difficili. Ma Shan non teme la concorrenza: quale altro film può essere un documentario che non è un solo documentario, un film musicale che non è solo musicale, una fiction che non è fiction... e mettiamoci pure il fantasy!
Il parere dei critici cinematografici ha un peso e una valenza che può decretare una consacrazione o una stroncatura. I critici presenti, persone più che autorevoli, facevano commenti approfonditi, precisi e non sempre teneri. Era evidente che avevano visionato attentamente tutti i film in questione. Io e Stefano ci ponevamo delle mute domande: come verrà giudicato Shan, un film così diverso da tutti gli altri? Ci siamo esposti alla stroncatura definitiva?
Quando è stata la volta di Shan, confesso che mi sono emozionata nel sentire le parole di Anselma Dell'Olio. Anche se speravo in una critica positiva, non mi aspettavo che potesse essere "così" positiva. L'ha definito tra le altre cose un film "interessante, curioso, fatto bene, ed è anche una buona azione". Mentre parlava, scene evocative tratte da Shan
scorrevano sul monitor: in quel momento ho realizzato che Shan, il nostro bambino, era diventato adulto e camminava insieme con gli altri grandi film alla pari. Commovente!
Ancor di più mi ha fatto effetto sentire il commento di Gregorio Napoli, che ha esordito dicendo: "Il film Shan è di cruciale importanza per i temi che affronta. Sono affascinato sia dalla disinvoltura della regia sia dal vocalismo della signora Nattero. L'ho visto due volte di seguito".
Da segnalare un curioso precedente: Gregorio Napoli, giornalista e critico cinematografico tra i più affermati in Italia, nei giorni scorsi ci aveva fatto avere una poesia: "Shan, il cuore antico". Il film lo aveva talmente colpito da ispirargli addirittura una poesia con una carica emozionale altissima. Potenza di Shan.
Alle recensioni è seguita l'intervista a Stefano e a me. Il clima in studio era finalmente rilassato, si è creata
un'atmosfera scherzosa grazie anche agli interventi di Gregorio Napoli che sosteneva di voler imparare le mie canzoni. Insomma ci siamo divertiti.
Ed è arrivato finalmente l'atteso momento: stasera, la "prima" romana.
Roma rimane indiscutibilmente la capitale anche del cinema; se un film non è presentato a Roma, il suo futuro è già compromesso. Ma è anche una piazza difficile per via delle tante proposte cinematografiche, per l'aria disincantata e
distratta della gente, convinta di essere al centro del mondo, frastornata da migliaia di eventi. Soprattutto d'estate.
Nonostante tutto questo, credo di poter affermare che è stato un successo.
Giocavamo fuori casa e anche se è confortante sapere di poter contare sul gruppo dei fedelissimi che ci segue ovunque, sapevamo di non poter contare sulla massa dei fans del LabGraal di provenienza soprattutto del nord Italia. Ma ci siamo accorti subito che il pubblico intervenuto era costituito da persone particolarmente attente e interessate alle tematiche del film. Evidentemente Shan fa lui stesso una selezione.
L'attenzione da parte del pubblico ci ha stimolati a fare una presentazione un po' più approfondita del solito, in cui sono intervenuti oltre a me Stefano, Luca, Giancarlo. Abbiamo parlato dell'evidente legame, stigmatizzato dal film, che esiste
nelle culture megalitiche presenti in tutto il mondo, di cui il Lazio è zeppo, a testimonianza che il "cuore antico" è un fenomeno che lega tutti i popoli. Le persone convenute hanno apprezzato e applaudito più volte. I brindisi alla fine sono stati sinceri ed entusiasti e i discorsi scaturiti dopo la proiezione rivelavano la profondità della ricezione del messaggio. Il film non è scivolato sulle persone, ma le ha coinvolte, le ha fatte riflettere, le ha fatte adirare contro i soprusi nei confronti dei Popoli naturali. Nessuno è rimasto indifferente.
Ci capita quasi tutte le volte di sentirci chiedere, dopo la proiezione: "ma che cosa possiamo fare concretamente?" Lo considero un bel segnale, denota una identificazione degli spettatori nel messaggio del film. Ogni volta rispondiamo: aiutateci a diffondere le informazioni contenute nel film. E' il nostro modo di lottare per la difesa di identità e culture che non devono morire.
Per la "prima", oltre ai nostri fedeli fans che ci seguono nella promozione del film, erano presenti anche gli altri protagonisti Luca e Andrea, giunti qui per una toccata e fuga. Non potevano certo perdersi questo battesimo romano, ed è stato importante viverlo insieme.
La presenza di Lea Massari, anche se non fisica, ha accompagnato l'uscita del film. Voleva essermi vicina con il pensiero e me lo ha trasmesso attraverso un rincorrerci di telefonate. Ha visionato il film da casa: le parole di elogio che ha speso per il nostro lavoro sono state toccanti e preziose, ancor più preziose sapendo che provengono da una persona schietta e disinteressata.
Dopo la proiezione, a conclusione di questa intensa giornata ci siamo rilassati tutti insieme, cast, produttori, distributori, amici, fans, staff romano e staff torinese, in una delle tante trattorie romane aperte fino a tardissimo.
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Roma, 14 giugno 2007
E' iniziata la trasferta nella capitale. Shan è arrivato a Roma e venerdì vedrà la luce la sua "prima" romana.
La promozione si preannuncia piuttosto intensa: Francesco, l'ufficio stampa romano, ha fatto un ottimo lavoro. Interviste a radio e TV, articoli sui maggiori quotidiani, il film nelle classifiche dei più visti in Italia. Venerdì pomeriggio io e Stefano saremo ospiti della prestigiosa rubrica "Cinematografo" di Gigi Marzullo, su RAI Uno.
E che dire del nostro staff di Roma? Marco, Sergio e Ivana sono stati un appoggio prezioso per tutti i contatti sul posto.
Ieri mattina ha avuto luogo il primo appuntamento importante: conferenza stampa al cinema Politecnico Fandango, dove domani sera si svolgerà la prima, un cinema d'essai piuttosto noto a Roma per la sua programmazione di taglio decisamente culturale.
La scelta dei nostri distributori mi è sembrata molto azzeccata per il tipo di film.
Ci siamo catapultati e incontrati lì tutti piuttosto stravolti: io e Giancarlo ci portavamo appresso il peso di una notte insonne per via del rumore del traffico, a cui non siamo più abituati; Stefano sembrava essersi teletrasportato direttamente da un viaggio-trekking a Honolulu (camicia hawaiana, panama bianco e zaino); Pippo e Gianpiero (la casa di distribuzione)
avevano da poco sventato uno scippo appena messo piede sul suolo romano alla stazione Termini; Marco, Sergio e Ivana erano già stanchi per la preparazione dell'evento, ancor prima che iniziasse.
Non mi aspettavo che a Roma i giornalisti fossero così mattinieri. Alle 10 cominciavano già ad arrivare, e quel che più mi ha stupito è che hanno speso due ore del loro tempo per guardarsi tutto il film in anteprima e successivamente fare domande e prendere appunti.
Marco è stato impeccabile nella presentazione; Stefano, Giancarlo ed io abbiamo cercato di dire qualcosa di coerente nonostante il sonno e la stanchezza.
Erano presenti giornali e tv, e i commenti, tutti positivi, sembravano davvero sentiti.
Monica Cirinnà, presidente Vicario del Consiglio Comunale di Roma, ci ha dedicato una notevole attenzione spendendo gran
parte della sua mattinata alla nostra conferenza stampa, pur se aveva un grosso problema con una gorilla (animale) da lei assistita che poi purtroppo è mancata. Con Monica avevamo sviluppato altre iniziative al Campidoglio e già da subito era scaturito un feeling: siamo legate dalle stesse battaglie, la tutela dei Popoli naturali e soprattutto dall'amore per gli animali.
Monica Cirinnà ha fatto dichiarazioni pubbliche di grande stima per il nostro lavoro: "Questo film penso che vada visto per arricchire la propria coscienza ma soprattutto per dimostrare che davvero un altro mondo è possibile. A nome del Comune di Roma vi ringrazio per questo magnifico lavoro. Sicuramente questo film aumenta la coscienza e la cultura."
Dopo la conferenza stampa, una magnifica gattina residente nel giardino del cinema ha attirato la nostra attenzione, e come spesso accade, è stata l'elemento catalizzatore attorno cui hanno ruotato i discorsi e le attenzioni dei presenti.
Soffermandoci a "dialogare" con questa misteriosa creatura comparsa dal nulla, che osservava attentamente, senza farsene
accorgere, ogni cosa che stava avvenendo, Monica ed io ci siamo confrontate sul comune "sentire" rispetto ai Popoli naturali
e naturalmente agli animali. E' stata l'occasione di un confronto su possibili collaborazioni future, che sono sfociate in
una proposta da parte di Monica per una partecipazione della Ecospirituality Foundation ad un progetto del Comune di Roma che riguarda sia la tutela animali che i Popoli naturali. Ne discuteremo meglio in un incontro che faremo ad ottobre.
La gattina, che sembrava aver seguito tutto il discorso, pareva soddisfatta.
Ho sempre pensato che le persone che amano "davvero" gli animali siano legate tra di loro da un filo particolare che permette di intendersi senza troppe parole. Quel "davvero" tra virgolette significa che non tutti coloro che si occupano di
animalismo fanno gli interessi degli animali, e questi ultimi sono facilmente identificabili: litigano tra di loro, si
contendono gli animali da assistere, non sembrano avere interesse a trovare loro una buona adozione, innescano inutili polemiche con altri animalisti, per non citare cose molto peggiori.
Il filo diretto e invisibile che lega chi ama "davvero" gli animali permette di incontrare persone speciali, e spesso non c'è bisogno di tante parole per conoscersi ed intendersi. Una di queste persone è Lea Massari, la famosa attrice. Purtroppo la sfortuna si è messa di mezzo e probabilmente, a causa di una indisposizione, non potrà essere presente alla prima. Ma so che mi è vicina.
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1 giugno 2007
Lisa Beleart, la nostra sorella aborigena, è mancata.
Il nostro incontro a Melbourne era stato caratterizzato da un grande feeling e da una reciproca voglia di comunicare, di
confrontarci. Era una persona forte, dotata di un entusiasmo che le umiliazione a cui sono quotidianamente sottoposti gli aborigeni non avevano intaccato.
Ha passato la sua vita a lottare per difendere i diritti e l'identità degli aborigeni australiani. Ha organizzato manifestazioni, ha lavorato per anni come giornalista a Radio CR3 Community, emittente aborigena.
Ci mancherà la sua allegria e la sua determinazione.
Ma sono certa che ha affrontato anche questo viaggio con la stessa grinta e lo stesso entusiasmo, con alle spalle la forza di una tradizione che non vede la morte come una fine o una disgrazia.
E' strano: stanotte avevo la testa in Australia, come richiamata da qualcosa o qualcuno laggiù. Aprendo la mailbox ho poi trovato diversi messaggi provenienti dall'Australia, come se tutti si fossero concentrati in questa notte, tra cui quello di Jida che annunciava la morte di Lisa.
Jida Gulpilil e il suo Clan la celebreranno sabato sera a Melbourne con uno Special Tribute, un concerto dedicato a Lisa a cui parteciperanno molti artisti aborigeni: il modo migliore per ricordarla. Jida eseguirà "Dreamtime Love Song" dal nostro cd "Dreaming". Sarà un po' come esserci anche noi.
Mi scrive Jida:
"Lisa Beleart. A true fighter and believer in our beliefs and struggles. She has Torres Strait Islander background, a very strong woman who is dearly missed."
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