La Perla Nera - Franco Nervo

da "Tempo Spettinato" - Ed. Montedit

La Perla Nera

L'Olonese barcollò appoggiandosi con la sua grande mano alla parete. Ruttò sonoramente, poi alzò il pugno e picchiò con forza alla porta. Non ricevendo risposta, vi si appoggiò e la sentì cedere sotto il suo peso. Fece uno sforzo per non cadere ed entrò scompostamente nella stanza. I suoi occhi, ancorchè annebbiati dal rum ingurgitato, si adattarono subito al chiarore della luna che vedeva splendere piena e bassa all'orizzonte, attraverso la leggera tendina che svolazzava davanti alla finestra aperta sulla baia di Tortuga. Si rivolse all'uomo sdraiato sul letto e cercò un accento innocente e convincente.
"Andiamo, Tom - esortò - non vorrai prendertela per uno scherzo fra amici! Lo sai che Carletto non diceva sul serio!"
Non ricevendo risposta, continuò.
"Dài, Tom: abbiamo cominciato in sei e finiremo in sei. Ce ne sarà per tutti, vedrai, e nessuno si permetterà di infrangere le regole o farti dei torti: te lo garantisco io stesso. Adesso piantamola con questi litigi da donnette, torna giù, chiamiamo gli altri e firmiamo il patto."
Il vocione dell'Olonese non aveva certo sussurrato e il silenzio ostinato del suo interlocutore non poteva essere attribuito al sonno. No, Tom Leach era ancora offeso per la velenosa insinuazione che Charly Sting aveva fatto sulla divisione dell'ultimo bottino e per la neppur tanto mascherata intenzione di procedere ad un personalissimo aggiustamento, magari con la spada in pugno o a suon di pistole. Tutti avevano visto l'ingordigia sul suo volto quando Tom, spavaldo e strafottente, gli aveva sventolato sotto il naso quel prodigio di perla dai riflessi color ebano, concludendo che, se Carletto la voleva, ebbene doveva aspettare che lui, Tom, tirasse le cuoia perché non l'avrebbe ceduta a nessuno finchè fosse stato vivo. Charlie aveva replicato velenoso che a questo si poteva sempre rimediare ed erano volate parole grosse.
Inutilmente Morgan e la Scozzese avevano cercato di calmare gli animi: Tom se n'era andato bestemmiando e giurando che l'indomani avrebbe levato le ancore e al diavolo la spedizione a Maracaibo!
Ma la nave e gli uomini di Leach erano troppo importanti per perderli così, per colpa di una litigata fra teste calde e l'Olonese aveva deciso di compiere un tentativo per raffreddare gli animi e salvare il progetto che gli stava a cuore e che necessitava dell'apporto di tutti.
Ma, accidenti, Tom stava facendo troppo il difficile. Così tese una mano, simile nel colore e nelle dimensioni a un prosciutto affumicato, per dargli un'amichevole scrollatina. E solo allora vide il manico del coltellaccio che sporgeva dal petto di Tom Leach.
Francesco Naud, detto l'Olonese, il più brutale e feroce dei Fratelli della Costa, a quella scoperta ritornò quasi sobrio. "Per le sabbie d'Olona!" bisbigliò fra sé "Così qualcuno ha finalmente saldato il conto al vecchio Tom, eh?" Le sue dita, improvvisamente diventate agili e leggere, frugarono rapidamente il corpo del vecchio compagno, ma la nera bellezza ovviamente non c'era. "Oh, beh - concluse filosoficamente - certo che sarebbe stato ben stupido ucciderlo e poi non prendergli la perla. Pazienza. Ma adesso cosa dico agli altri?"

* * *

La sala centrale delle "Armi di Phipps", la più grande taverna della Tortuga, era in fermento. I filibustieri parlottavano fra loro commentando animatamente la scoperta del cadavere di Leach. E tutti finivano per guardare verso il grande tavolo centrale dove erano riuniti i cinque capi che, solo la sera prima, stavano accordandosi per tentare addirittura un assalto a Maracaibo, la più ricca e difesa città del Venezuela, cercando di capire cosa avrebbero deliberato.
Seduto al centro c'era Henry Morgan, in quel momento il più importante corsaro delle Antille. Il viso flaccido e butterato, il sogghigno sarcastico, gli occhietti piccoli e mobili nascondevano il miglior cervello della filibusta. La sua forza e il suo potere non gli venivano tanto dalle sue tre navi, quanto dall'audacia delle sue proposte, dallo studio attento di ogni particolare, dalla spregiudicatezza con cui usava amici e nemici, denaro e uomini per raggiungere i suoi scopi.
C'era chi borbottava che Morgan amava sì il rischio, ma quello degli altri, poiché in realtà lui se ne stava sempre al sicuro nelle retrovie mandando allo sbaraglio i suoi alleati. Ma il borbottio non diventava mai vera protesta perché finora la fortuna gli aveva sorriso e i bottini conquistati navigando con lui erano sempre cospicui. Ma c'era anche un altro motivo è cioè che Morgan era vendicativo e non ammetteva critiche. Spie e sicari si preoccupavano di mantenere basso il tasso di rivolta nei suoi confronti.
Accanto a lui stava l'Olonese. Quanta differenza fra i due! Morgan cercava di apparire un gentiluomo e si vestiva e si atteggiava di conseguenza, mentre Francesco era un gigante sommariamente coperto con braghe larghe da marinaio e un giubbetto di cuoio, che beveva e imprecava senza ritegno. Nella lotta Morgan si affidava alle sue pistole, con cui evitava scontri diretti e ravvicinati, mentre l'Olonese non si separava mai dalla sua sciabola da combattimento e la sua temerarietà durante gli abbordaggi era fonte di leggenda fra i bucanieri e di terrore per i nemici. L'unica cosa che li accomunava era l'astuzia: a quella sottile e cinica di Morgan, lui ne contrapponeva una istintiva e animalesca, tanto più efficace in quanto insospettabile in quel rozzo pirata.
Il terzo, nervoso e sulla difensiva, era Charlie Sting. Godeva fama di essere un grande spadaccino e un pericoloso attaccabrighe. In effetti era diventato comandante della "Arabella" dopo averne sfidato a duello e ucciso il precedente capitano e nessuno aveva mai capito bene come fosse andata, anche se lui continuava a parlare di "legittima difesa" e di "uno sporco tradimento". Era coraggioso e impulsivo e i suoi uomini per il momento gli avevano confermato la loro fiducia. Sentiva gli sguardi indagatori dei suoi soci su di lui e si affannava a spiegare che la sera prima aveva scherzato e che non si sarebbe mai permesso di togliere a un confratello la sua parte di bottino e non era stato lui a bucare il vecchio Tom. Ma gli sguardi indagatori rimanevano.
Jean Rappenau era grosso, grasso e silenzioso. A guardarlo ora, pochi avrebbero creduto che era diventato corsaro, fuggendo anni e anni fa dalla sua natìa Armorica e dalla legge del Re, perché aveva ucciso un nobilotto locale che gli aveva insidiato la giovane moglie. Quello che nessuno sapeva è che la donna (una fanciulla veramente bella, con i capelli color del grano e gli occhi di fiordaliso) non era stata per nulla contenta dell'imprevista impennata di orgoglio del marito e l'aveva abbandonato al suo destino, rimanendo al castello quale amante del fratello dell'ucciso, ora nuovo feudatario di quelle terre. Rappenau era benvoluto dai suoi uomini, poiché era molto attento al loro benessere e rifiutava di correre rischi inutili e quando lo faceva si poteva stare sicuri che la posta in gioco ne valeva la pena. Il suo parere, in merito ai vantaggi di una spedizione o di una scorreria, era sempre ascoltato con attenzione. Perciò la sua oculatezza gli aveva creato la fama di essere piuttosto avido e di avere accumulato negli anni un bottino incredibile, nascosto chissà dove.
La quinta seduta al tavolo era Rose la Scozzese. L'ingresso di una donna nella filibusta era stato accompagnato da una tempesta di obiezioni e da qualche risata. Alle donne era vietato salire su una nave, ma poiché la norma recitava: "Il capitano che farà salire a bordo una donna sarà destituito, il bucaniere che vi porti la sua donna sarà cacciato e perderà il diritto alla sua quota", era stato facile per Rose obiettare che il capitano era lei e lei non aveva nessuna intenzione di accogliere donne a bordo! Quando poi la "Dreamland" era entrata nel porto della Tortuga trainando come preda un possente ma malconcio galeone spagnolo, che aveva comunque rivenduto con gran profitto, le critiche erano andate sempre più scemando. I suoi uomini, ancorchè diretti con pugno di ferro, le erano devotissimi. Tutti rudi scozzesi come lei, si vociferava che una parte del bottino venisse inviata nelle Highlands per sostenere la lotta dei clan contro l'Inghilterra. Ed era un fatto che le navi inglesi (in genere risparmiate dai bucanieri, a cui la corte di St. James dava protezione e patenti di corsa contro la Spagna) non erano al sicuro dai micidiali cannoni della "Dreamland". Cosa che aveva anche fatto infuriare Morgan, di cui si diceva che fosse in rapporti molto stretti con l'ammiragliato britannico, se non addirittura già pronto a voltar casacca per mettersi al loro servizio.
Ma per il momento, Rose e i suoi quattro ufficiali (Charles, Angus, Jan, Luke) che la scortavano dappertutto, era accettata e stimata ed il segno più tangibile era la sua presenza alle trattative per la spedizione di Maracaibo.
Spedizione che stava per saltare, poiché chi avrebbe accettato di condividere rischi e pericoli con un ignoto traditore e assassino?
* * *

"Guarda la faccia di Willy. Questa non ci voleva proprio."
Rappenau indicava il gruppo di bucanieri di Leach, alla cui testa stavano il suo secondo, Willy Boone ed il nostromo Joseph "Boots" Hardy (soprannominato "Stivali" per il paio che portava: altissimi e di cuoio rossastro), ammassati in un angolo della sala e che stavano mormorando sempre più minacciosi.
Davis, il secondo di Morgan, accostò il suo lungo e funereo viso all'orecchio del barbuto bretone e spiegò a bassa voce.
"Henry mi ha detto che Willy è sulle spine. Lui e Stivali sarebbero anche d'accordo a ritornare sulla decisione di Tom e seguirci a Maracaibo, ma non possono passar sotto silenzio la carognata fatta al vecchio. Non puoi essere eletto capitano al posto di Leach se non dimostri di avere le palle e non insisti affinchè si trovi il responsabile."
Rose, che aveva sentito le ultime parole, interloquì .
"Già. Gli uomini rischiano la pelle nel seguirci e devono fidarsi dei loro capi, mentre è chiaro che fra di noi c'è qualche scorpione velenoso che potrebbe decidere di mandarci tutti all'inferno se questo gli desse un pur minimo tornaconto. Ma cosa vuole fare Morgan?"
Prima che Davis potesse rispondere, l'Olonese battè con forza il pugno sul tavolo per richiamare l'attenzione e pretendere silenzio. Poi disse:
"Ascoltate tutti! Ora Henry Morgan vi dirà cosa abbiamo deciso di fare. Silenzio, voi laggiù!" Morgan si schiarì la voce. Il suo contegno era freddo e fermo e si capiva che avrebbe fatto volentieri a meno di trovarsi immischiato in quella storia. Ma per mantenere il suo prestigio e il suo potere non poteva tirarsi indietro e toccava a lui dare una risposta ai bucanieri che gli si agitavano d'intorno.
"Ebbene ragazzi, è andata così: l'Olonese ha trovato Tom di sopra con un coltello nel petto e la perla nera non si trova. Carletto dice che lui non c'entra. Ieri sera noi eravamo tutti qui, in questa stanza e quando Tom si è arrabbiato e se ne è andato ci siamo separati, un po' qui e un po' la, nelle varie stanze e sale. Ora ascoltate cosa faremo: voi potete tornare alle vostre navi o dove diavolo volete. Noi, quelli che erano qui ieri sera, ci chiuderemo dentro e vi prometto che studieremo bene la cosa e alla fine vi sapremo dire com'è andata e cosa c'è da fare. Sù, adesso andate. Qui restiamo solo io, Francesco, Big Paul, Davis, Rose e i suoi quattro scozzesi, Carletto, Rappenau e il suo nostromo. Naturalmente si ferma anche Willy, che ieri sera era qui anche lui e "Boots" Hardy in rappresentanza della ciurma di Leach, così che potrà poi raccontare a tutti per filo e per segno cosa avremo scoperto. Avanti, diamoci da fare."

* * *

Usciti i bucanieri, Morgan si arrovesciò sulla sedia, si tolse cappello, parrucca e pistole e posò tutto sul tavolo davanti a sé, lanciando un'occhiata a Charlie Sting.
"Senti Carletto - cominciò - tu sai che io e l'Olonese ci teniamo molto a questa spedizione. Se non fosse stato per te e la tua linguaccia, Tom sarebbe ancora con noi e adesso staremmo già armando le navi, pronti a salpare. Quindi ora devi darmi un buon motivo per non gettarti in pasto a Willy e ai suoi. A me non me ne frega niente che sia stato o non sia stato tu a fare un nuovo occhiello al panciotto di Tom e anche quella maledetta perla spero che vada di traverso a chi se l'è presa. Ma a Maracaibo ci sono quattrocento casse di dobloni che ci aspettano (per non parlare di tutto il resto) e giuro sulle mie pistole che non intendo rinunciarvi!"
Charlie si passò la lingua sulle labbra improvvisamente secche. Aveva capito benissimo come stavano le cose ed il fatto che lui fosse l'unico capitano non spalleggiato da un secondo non migliorava certo la sua situazione. Il suo sangue caldo cominciò a bollire e, senza pensarci su due volte, rimbeccò Morgan:
"Ah, certo, Henry! Vi farebbe comodo liquidarmi! Ma chi ti dice che non sia stato proprio l'Olonese a far freddo Tom? In fondo abbiamo solo la sua parola su come sono andate le cose. Tu continui a tirar fuori la nostra litigata ma sarei stato proprio un imbecille, non vi pare? a bucarlo subito dopo! Mentre invece, se qualcuno di voi non lo fermava, Tom avrebbe portato via la sua nave e i suoi uomini con l'alta marea e voi Maracaibo ve la sareste sognata!"
A queste parole l'Olonese stava già tirando fuori la sua sciabola, grugnendo nel liberarsi dalla presa del suo secondo Big Paul e di Davis, ma fu fermato dalla voce della Scozzese.
"Calmati Francesco, Carletto non ha torto. Non serve lanciare accuse a casaccio, occorre riflettere. E, scusa Morgan, ma non sono d'accordo con te. Se cerchiamo un capro espiatorio solo per poter ricompattare la squadra per Maracaibo ma scegliamo un innocente, vuol dire che il traditore è ancora fra noi. E io non intendo partecipare all'impresa se non siamo sicuri, ragionevolmente sicuri di aver trovato il vero colpevole."
Rappenau assentì vigorosamente col capo.
"Rose ha ragione, ragazzi. Dobbiamo scoprire se Tom è stato fatto fuori per vendetta, per rubargli la perla o perché ci stava abbandonando o magari per qualche altro motivo ancora. Capite da voi che, a seconda dei casi, lo scenario e i rischi cambiano!"
Morgan lanciò una malevola occhiata alla Scozzese, poi, con tono indifferente disse:
"D'accordo, allora. Cerchiamo di sbrogliare questa matassa. Sù, chi ha qualche idea?"
Fu Charles, il secondo di Rose a rispondergli.
"Secondo me dovremmo ricostruire i movimenti di ognuno di noi da quando Tom è uscito da questa stanza. Secondo il racconto dell'Olonese, due ore dopo era già morto. Se cominciamo a chiarirci su dove eravamo in quelle due ore e magari c'è chi lo può confermare, abbiamo già fatto un passo avanti, no?"
Luke si unì all'amico e aggiunse:
"E poi si potrebbe cercare la perla. Magari l'assassino, per non farsela trovare addosso, l'ha nascosta da qualche parte - e anticipando le prevedibili obiezioni aggiunse - Potremmo formare delle coppie, di navi diverse per controllarci a vicenda, e girare un po' per la taverna."
Morgan ascoltava, con il mento sulla mano.
"D'accordo. Mi sembra un'idea sensata. Voi che ne dite, ragazzi?"
Willy Boone e Stivali, a cui era diretta la domanda, si guardarono. Poi Willy disse:
"Ebbene, quando quel bastardo ha bucato il vecchio Tom in quella afosa e puzzolente stanza, forse non immaginava di aver fatto il passo più lungo della gamba. Per noi sta bene. Procediamo pure così."
Furono rapidamente formate tre coppie: Angus, il pilota della "Dreamland" e Big Paul, il secondo di Rappenau e Stivali, Davis e Luke, che subito si sguinzagliarono nelle varie sale, nelle cantine, nelle stanze al primo piano. Morgan, Rappenau e Boone, intanto, cominciavano a ricostruire i movimenti dei capitani in quella notte, ma si capiva subito che non era facile arrivare a delle conclusioni certe.

In un angolo Rose, Charles e Jan ragionavano a bassa voce.
"In realtà tutto è possibile - stava dicendo Jan - Morgan non avrebbe il fegato di spingere un pugnale nel corpo di qualcuno, ma potrebbe sempre aver incaricato Davis. Rappenau, a quanto si dice, stravede per i gioielli e potrebbe aver perso la testa per la perla. E Carletto è una testa calda e forse voleva dimostrare a Tom che non doveva prendersi gioco di lui."
"Però Charly non aveva bisogno di usare il coltello: bastava che sfidasse Tom con la spada e ne sarebbe uscito pulito - obbiettava Charles - e non sarebbe la prima volta!"
"Andiamo - sbuffò Rose - non basta chiedersi "chi", ma anche perché, quando e come! Certo, Carletto in fondo ha ragione: l'Olonese potrebbe aver approfittato della discussione fra i due per lasciare il sospetto su di lui ed eliminare quel testone di Tom: non devo fare sforzi di fantasia per immaginarmi Francesco Naud mentre accoltella qualcuno!"

Le tre coppie stavano tornando. Due non avevano nulla da riferire, mentre Angus e Big Paul avevano trovato una nappa sul pavimento di una stanza a piano terra che fu riconosciuta come appartenente alla giubba di Leach. Un rapido controllo verificò che, effettivamente, al cadavere mancava una nappina come quella.
"E allora? - Morgan era furibondo e sarcastico - Qualcuno sa spiegare perché Tom ha seminato pezzi delle sue vesti in giro per la taverna? Noi cercavamo una rara e preziosa perla nera, non un pendaglietto di stracci!"
Fu a questo punto che Rose drizzò la testa e spalancò gli occhi. Fece un cenno a Angus e gli bisbigliò una domanda. Lo scozzese rispose prontamente. Poi fece un cenno a Luke e anche con questi bisbigliò fitto fitto per un minuto. Alla fine, apparentemente soddisfatta, si rivolse a Morgan, che aveva seguito aggrottato tutto quel parlottio e disse ad alta voce:
"Hai ragione Henry: occorre dare una spiegazione a questo ritrovamento. Ebbene, la risposta più probabile è questa: Tom non è stato ucciso nella camera dove l'ha trovato l'Olonese, ma nella stanza a piano terra dove Angus e Big Paul hanno trovato la nappina, forse tranciata dalla coltellata. Poi è stato trasportato di sopra (Tom non era molto pesante) e buttato sul letto, mettendoci così su una falsa pista per quanto riguarda il luogo e i tempi dell'assassinio."
Morgan l'ascoltava impassibile.
"E allora? - ripetè - Questo ci aiuta a risolvere il nostro problema?"
Rose tirò un grosso respiro. Poi rispose.
"Sì. Se accettiamo questa premessa posso dirvi chi questa notte ha ucciso Tom Leach."

* * *

"Secondo l'Olonese (e me l'ha confermato Luke che c'è stato con Davis) la stanza di Tom aveva la finestra aperta e la tenda era agitata dal vento della notte. Era quindi una stanza piuttosto fresca, siete d'accordo? Invece, la nappina è stata ritrovata qui dietro, accanto alla dispensa, in un locale usato fino a pochi giorni fa per affumicarci il pennicam. Non ci sono finestre.
Possiamo sicuramente definirla una stanza "afosa e puzzolente". - Rose alzò la voce - E queste sono le esatte parole usate da Willy quando si è riferito alla stanza dov'era stato ucciso Tom. Dimmi, Willy: come facevi a sapere che Tom è stato colpito lì, ancora prima che noi si trovasse la sua nappina, eh?"

Tutti guardavano il secondo di Tom Leach che all'inizio sembrava non capire cosa si volesse da lui. Poi cominciò a balbettare, sempre più agitato.
"Ragazzi… ehi, dico, ragazzi, non vorrete dar retta a questa matta, eh? Io Tom l'ho lasciato vivo e poi perché avrei dovuto ucciderlo?"
Fu il suo compagno a rispondergli con voce grave e tesa.
"Te lo dico io, Willy, il perché. Perché tu ci tenevi più di chiunque altro a partecipare alla spedizione di Maracaibo e la decisione di Tom di abbandonarla non ti era proprio andata giù.
Perché solo su insistenza mia e dei compagni hai chiesto a Henry che fosse fatta giustizia, ma se fosse dipeso solo da te avresti già firmato l'accordo alla faccia dell'animaccia di Tom! Perché avevi assistito al litigio con Carletto e così, rubando la perla, pensavi che sarebbe stato incolpato lui, come poi è avvenuto. E perché sei un verme schifoso, ecco perché, e sei sempre stato geloso di Tom Leach e volevi il suo posto!"
Willy Boone gli si rivoltò contro inviperito e gli soffiò addosso:
"Invece per te Tom era il Padreterno, vero? Ma le tue sono solo chiacchiere; voi non potete provare un bel niente: se ho preso io la perla, allora dov'è? Mi avete già perquisito, no? Senza la perla le stronzate che ha vomitato quella puttana non valgono nulla, per l'Inferno!"
Joseph "Boots" Hardy ricambiò lo sguardo infuocato del compagno, poi volse la testa verso Morgan e gli altri e disse: "Lo stivale. Ha un tacco scavato. Cercate lì dentro."
Subito quattro uomini si precipitarono su Willy Boone e, nonostante le sue proteste e il suo divincolarsi, lo gettarono per terra e gli sfilarono gli stivali. Nel tacco destro era effettivamente stata ricavata una piccola cavità da cui uscì la perla nera.
Big Paul lanciò una pittoresca bestemmia. Poi chiese a Hardy: "Hey, Joe: ma tu come lo sapevi?" "Me ne intendo di stivali" fu la risposta.

* * *

Morgan si era nuovamente infilato parrucca e cappello e presiedeva l'assemblea. La sala era gremita di bucanieri che pendevano dalle labbra di Hardy che stava esponendo la situazione. "Willy ha finito per confessare - stava dicendo il nostromo - e l'equipaggio deciderà la sua sorte. La perla era di Tom, ma morto lui diventa di tutti noi. Noi la si vorrebbe vendere e dividerci il ricavato..."
"Ve la compro io" lo interruppe precipitosamente Rappenau e guardò con un'espressione di sfida Charlie Sting, che d'altra parte non pareva avere più nessun interesse o pretesa su quel gioiello.
Morgan intervenne, con una punta d'impazienza nella voce.
"Va bene per la perla. Ma cosa hai deciso riguardo la spedizione? Sei tu ora il nuovo capitano del "Cigno nero", no? Sei dei nostri?"
Hardy scosse il capo.
"Effettivamente qualcuno dei ragazzi voleva me come capitano, ma io non me la sento. Sono troppo stupido, ma non così tanto da non capire che il comando lo deve avere qualcuno con del sale in zucca. Così noi vorremmo nominare nostro capitano Rose la Scozzese e deciderà lei. Sempre se è d'accordo a comandare una ciurma zeppa di irlandesi mezzi matti" concluse con una buffa smorfia. Rose sorrise, visibilmente commossa.
"Grazie Stivali e voi, ragazzi, per l'offerta. Sia chiaro a tutti che sotto di me bisogna rispettare qualche regola in più. Ma se non vi spaventa, ebbene, neppure a me fa paura avere a che fare con degli irlandesi! Il comando del "Cigno Nero" sarà affidato a Charles, che ne risponderà a me e tu, Hardy, sarai il suo secondo."
Si rivolse a Morgan, che aveva assistito impassibile alla scena.
"Per cui, Henry, tu sai già qual'è la mia opinione: la spedizione si fa."
Morgan si alzò in piedi, le mani sulle pistole e esclamò:
"Era ora! Non perdiamo altro tempo. A Maracaibo!"

* * *

Debiti e ispirazioni: Earl der Biggers, Emilio Salgari, Rafael Sabatini, Mario Monti, Roman Polansky, Renny Harlin, Robert Siodmak.